Avete risposto al nostro sondaggio, effettuato in collaborazione con marieclaire.it in tantissimi (circa 400 persone).
Visualizza i risultati.
Dall’analisi dei risultati emerge che il
68% del campione effettua qualche tipo di
monitoraggio sui dati riservati della propria dolce metà attraverso
cellulare o pc (e il 60% ritiene di essere a sua volta monitorato).
Inoltre il 49%, nonostante la propria curiosità sul
comportamento della controparte, ammette di aver tradito in prima
persona (il 57% degli uomini contro il 47% delle donne).
Incrociando i dati si arriva alla singolare evidenza che chi è geloso
al punto da controllare i device elettronici del partner tradisce più di
chi non lo fa (il 51% contro il 45%). A dire il vero circa il 90% del
campione si dichiara in qualche modo geloso ma le donne
si descrivono come più intensamente gelose degli uomini, tanto che il 4%
di loro definisce patologica la propria gelosia. Per il 51% delle femmine un partner geloso è piacevole, mentre il
43% dei maschi considera fastidiosa una compagna con le stesse caratteristiche.
Il
cuore del sondaggio riguarda la gelosia digitale. Il 57% di chi ha
risposto al questionario controlla le nuove
amicizie del partner su Facebook (le donne lo fanno il doppio degli
uomini) e il 60% nota i suoi orari di connessione su Whatsapp (anche qui
la prevalenza femminile è schiacciante). Uno
su due ha letto segretamente messaggi di Whatsapp o SMS, uno su tre la
posta elettronica, il 42% i messaggi di facebook. Il 30% ha le password
di accesso ai servizi on line del
partner. In tutti i casi la componente femminile del campione è più
ficcanaso di quella maschile. Con una sola eccezione: il 4% degli uomini
dichiara di aver installato sul telefonino della compagna
un software spia, contro il 2% delle donne. La fascia d’età che
si fida di più è quella tra i 40 e i 49. Quella più diffidente è tra i
20 e i 29. A vergognarsi di più dei controlli effettuati
sono gli over 50, ma nel complesso il 56% del campione non si fa alcun
problema, anzi il 61% ha rivelato apertamente al partner di aver
sbirciato dove non avrebbe dovuto, e il 15% ignora addirittura
che la violazione della privacy e della corrispondenza altrui sia un
reato. A che pro, tutto questo? Il 50% di chi effettua i controlli
digitali afferma di aver scoperto un tradimento grazie alle
proprie tecnomanovre. Il che significa che l’altro 50% si è fatto il
sangue marcio per nulla.
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