venerdì 31 ottobre 2014

LA TRISTEZZA E' L'EMOZIONE PIU' LUNGA, LA NOIA E' MOLTO RAPIDA.

La tristezza dura fino a 240 volte più a lungo della vergogna, della sorpresa, dell’irritazione e addirittura della noia. Lo hanno scoperto Philippe Verduyn e Saskia Lavrijsen dell’Università belga di Leuven. La ragione è complessa e articolata ma può essere sintetizzata in un concetto: si è tristi spesso come adattamento a eventi importanti e quindi la notevole durata della tristezza consente a chi la prova di avere il tempo necessario per adattarsi e riassestarsi dopo una perdita anche di rilievo.

La misurazione temporale dell’emozione è stata però delegata al self-report dei  233 studenti delle scuole superiori coinvolti nello studio. I partecipanti dovevano individuare tra 27 emozioni  elencate quelle che meglio si abbinavano a episodi recenti della loro vita, descrivendo poi la durata delle emozioni medesime e le strategie adottate per gestirle.  Tautologicamente i risultati confermano che accadimenti di scarso rilievo inducono emozioni di breve durata, al contrario di quanto avviene con eventi più ingombranti, cioè con implicazioni più intense per il soggetto. Quando tali implicazioni o conseguenze si manifestano scaglionate nel tempo, l’emozione di riferimento perdura.

A volte è proprio la durata a determinare un criterio di discriminazione tra le emozioni. Per esempio la colpa dura più a lungo della vergogna e l’ansia si manifesta con maggiore durevolezza della paura.
Inoltre più una persona pensa e ripensa a un evento, più allunga la durata dell’emozione correlata. In altre parole: il rimuginio mantiene intatta la sofferenza, ma può prolungare anche il piacere o la felicità.

Una curiosità sulla noia: per quanto gli eventi  che ci fanno sbadigliare sembrino non passare più, l’emozione della noia in quanto tale è tra le più rapide.

martedì 28 ottobre 2014

DEPRESSIONE: MUSICA + TERAPIA E' MEGLIO, PER I GIOVANISSIMI

Per i bambini e gli adolescenti con tendenze depressive e problemi comportamentali ed emotivi  la musicoterapia ha un’efficacia rilevante e dimostrata da una ricerca irlandese condotta da un team della Queen’s University di Belfast. Tra il 2011 e il 2014 un campione clinico di 251 ragazzi e ragazze è stato diviso in due sottogruppi: al primo è stata somministrata una psicoterapia ordinaria, al secondo la psicoterapia più la musicoterapia.  Ebbene, a schiacciante maggioranza, chi ha ricevuto anche il trattamento basato sui suoni ha ottenuto punteggi migliori in termini di innalzamento dell’autostima, riduzione della depressione, miglioramento delle abilità relazionali e comunicative. Lo studio viene indicato come il più ampio mai condotto sul tema.

domenica 26 ottobre 2014

PANICO E LUCE INTENSA, UNA CORRELAZIONE DA ESPLORARE



L'avversione alla luce intensa e' associata all'insorgere degli attacchi di panico: un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Siena ha confrontato 24 pazienti con disordine da attacchi di panico, con 33 pazienti sani. Usando un questionario sulla fotosensibilita' (Photosensitivity Assessment Questionnaire - PAQ) hanno scoperto che i pazienti soggetti ad attacchi di panico dimostravano un'avversione alta o sopra alla media ripetto alla luce intensa. Lo studio e' stato presentato durante il congresso dell'European College of Neuropsychopharmacology di Berlino. Si tratta della prima indagine specifica sulla reazione alla luce da parte di pazienti affetti da disturbo da attacchi di panico, mentre studi precedenti avevano rilevato una forte componente stagionale nell'insorgere del disturbo. Si tratta di uno studio pilota che andrà approfondito su un campione più esteso per capire, per esempio,  se la correlazione sia costante nel tempo.

venerdì 24 ottobre 2014

LA PSICOTERAPIA MODIFICA IL DNA

La psicoterapia cambia la vita. E’ il suo scopo, diciamo. E cambia la vita perché muta il modo di pensare, la gestione delle emozioni, il comportamento. Neurologicamente, modifica i pattern bioelettrici del cervello e la secrezione dei neurotrasmettitori. Tutte cose note, che rispondono a diversi livelli alla tipica domanda: “com’è possibile che parlare o fare qualche esercizio possa guarirmi?”. Ora una ricerca tedesca sostiene che la psicoterapia ha un’influenza diretta anche sul DNA.

Gli autori dello studio studio pubblicato sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics, un gruppo di scienziati tedeschi della Universitat Konstanz, hanno isolato il Dna di alcune cellule del sangue di individui con PTSD e di individui sani, usati come gruppo di controllo. All'inizio dello studio hanno misurato il livello di danno genetico sul Dna di tutto il campione e in questa fase è emerso che chi soffre di stress post-traumatico presenta più frequenti danni a carico del proprio corredo genetico suggerendo la possibilità che a livello molecolare lo stress cronico incida sul rischio tumorale di un individuo. I ricercatori si sono poi concentrati sui pazienti con PTSD dividendoli in due gruppi, uno dei quali ha intrapreso un percorso di psicoterapia, mentre l’altro non è stato coinvolto in alcun tipo di intervento terapeutico. Alla fine del percorso il Dna delle cellule sanguigne del campione di pazienti è stato nuovamente esaminato. I ricercatori hanno constatato che il ciclo di psicoterapia favorisce i naturali processi di riparazione del Dna e anche la riduzione dei danni genetici che erano stati riscontrati all'inizio dello studio.

Insomma la psicoterapia  incide non solo sul benessere psichico del paziente ma lascia una traccia “visibile” persino sui suoi geni.  Quando la parola trasforma.

SI E' CONCLUSA LA NOSTRA RICERCA SULLE TECNICHE DI RILASSAMENTO

Tra maggio e agosto 2014 abbiamo condotto una ricerca per valutare quali tecniche di rilassamento siano più efficaci "mentre" vengono eseguite (anche per la prima volta) e "subito dopo" la fine dell'esecuzione. Lo scopo è capire quale sistema sia preferibile adottare per un intervento calmante rapido nel corso di una seduta iniziale di psicoterapia o in medicina/psicologia d'emergenza.

Hanno partecipato 50 persone di età compresa tra 20 e 55 anni, nessuna diagnosi psichiatrica grave, nessuna assunzione regolare di alcol, stupefacenti o psicofarmaci. Il test durava 60 minuti e comprendeva la compilazione di alcuni questionari cartacei e la misurazione di alcuni parametri fisiologici (battito cardiaco, respirazione, microsudorazione delle mani, temperatura periferica) attraverso sensori apposti sulle dita.  Per i 90 minuti precedenti la seduta di test occorreva evitare di assumere cibi e caffè.

Queste le tecniche di rilassamento oggetto d'indagine.
1) Ipnosi (preindotta, poi richiamata)
2) Meditazione del respiro, prot MBSR
3) Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson
4) HeartRate Variability con software HeartMath
5) Brainwave entrainment acustico + fotico con hardware e software Mindfield

Grazie a tutti coloro i quali ci hanno dedicato tempo e presenza per effettuare la ricerca. Nelle prossime settimane divulgheremo i risultati.

SONDAGGIO: SEI UN GELOSO DIGITALE?

Psicologi, psicoterapeuti e avvocati matrimonialisti ripetono da tempo che è in costante aumento il fenomeno del controllo delle relazioni affettive attraverso l'osservazione segreta della corrispondenza elettronica della propria dolce metà. Smartphone, tablet e pc sono prolungamenti della nostra vita, protesi della nostra relazionalità e soprattutto contenitori insicuri dei nostri segreti, innocui e non. Partner gelosi, paranoici o semplicemente curiosi non si fanno sfuggire l'occasione per dare una semplice occhiata o sondare in profondità le comunicazioni archiviate nei device e on line.

Avete risposto al nostro sondaggio, effettuato in collaborazione con marieclaire.it in tantissimi (circa 400 persone).

Visualizza i risultati.

Dall’analisi dei risultati emerge che il 68% del campione effettua qualche tipo di monitoraggio sui dati riservati della propria dolce metà attraverso cellulare o pc (e il 60% ritiene di essere a sua volta monitorato). Inoltre il 49%, nonostante la propria curiosità sul comportamento della controparte, ammette di aver tradito in prima persona (il 57% degli uomini contro il 47% delle donne). Incrociando i dati si arriva alla singolare evidenza che chi è geloso al punto da controllare i device elettronici del partner tradisce più di chi non lo fa (il 51% contro il 45%). A dire il vero circa il 90% del campione si dichiara in qualche modo geloso ma le donne si descrivono come più intensamente gelose degli uomini, tanto che il 4% di loro definisce patologica la propria gelosia. Per il 51% delle femmine un partner geloso è piacevole, mentre il 43% dei maschi considera fastidiosa una compagna con le stesse caratteristiche.
Il cuore del sondaggio riguarda la gelosia digitale. Il 57% di chi ha risposto al questionario controlla le nuove amicizie del partner su Facebook (le donne lo fanno il doppio degli uomini) e il 60% nota i suoi orari di connessione su Whatsapp (anche qui la prevalenza femminile è schiacciante). Uno su due ha letto segretamente messaggi di Whatsapp o SMS, uno su tre la posta elettronica, il 42% i messaggi di facebook. Il 30% ha le password di accesso ai servizi on line del partner. In tutti i casi la componente femminile del campione è più ficcanaso di quella maschile. Con una sola eccezione: il 4% degli uomini dichiara di aver installato sul telefonino della compagna un software spia, contro il 2% delle donne. La fascia d’età che si fida di più è quella tra i 40 e i 49. Quella più diffidente è tra i 20 e i 29. A vergognarsi di più dei controlli effettuati sono gli over 50, ma nel complesso il 56% del campione non si fa alcun problema, anzi il 61% ha rivelato apertamente al partner di aver sbirciato dove non avrebbe dovuto, e il 15% ignora addirittura che la violazione della privacy e della corrispondenza altrui sia un reato. A che pro, tutto questo? Il 50% di chi effettua i controlli digitali afferma di aver scoperto un tradimento grazie alle proprie tecnomanovre. Il che significa che l’altro 50% si è fatto il sangue marcio per nulla.
IN PARTENZA WORKSHOP E GRUPPI PER IL MAL D'AMORE