sabato 30 maggio 2015

SU RADIO 105, PILLOLE DI COMUNICAZIONE ISTANTANEA

Alessandro Calderoni, ospite di Maurizio Guagnetti e Gianluca Pellizzoni su Radio 105 in 105 Smartup parla di comunicazione pratica, efficace ed istantanea con una serie di pbrevi pillole informative.

Prima puntata.
Ciascuno di noi vive costantemente in un rapporto di scambio con gli altri umani con cui entra in relazione. Tutti siamo uno specchio per tutti, perciò gli altri reagiscono alla nostra faccia e al nostro corpo emettendo una reazione spontanea con la loro faccia e con il loro corpo a seconda delle emozioni che suscitiamo. Quindi per comunicare al meglio è strategico usare una faccia e un corpo che provochino emozioni gradevoli nei nostri interlocutori, in modo tale che loro reagiscano dandoci un feedback altrettanto piacevole che gratifichi anche noi di ritornoe ci motivi ad andare avanti con i modi corretti.
Ecco i suggerimenti pratici. 
  • lo sguardo rivolto allo sguardo dell'interlocutore in modo non fisso, per non diventare sfidante, bensì mobile tra occhi, fronte e bocca;
  • il volto rilassato, con un sorriso non forzato
  • busto rivolto alla persona cui si parla
  • spalle rilassate
  • possibilmente i palmi delle mani in vista, poichè aumentano il senso di affidabilità
  • postura stabile ed equilibrata, a 45° rispetto all'interlocutore, non esattamented i fronte a lui, se non lo conosciamo, per evitare che si senta braccato.
Ascolta questo intervento in onda su 105.

domenica 24 maggio 2015

IL RESPIRO: LA TUA PRATICA FONDAMENTALE



Alcuni teorici della consapevolezza definiscono il respiro come “un bacio intimo dato al momento presente”.
In realtà è molto di più. E’ soprattutto il metodo naturale e perfettamente biologico con cui sei in grado di regolare la mente e il corpo e di calmare il nucleo reattivo del tuo cervello.
Fondamentalmente, la respirazione diaframmatica attiva il tuo sistema personale di rilassamento, una specie di impianto di aria condizionata del corpo e del cervello. In parole povere respirare con la pancia preserva il cervello dal surriscaldamento. 
Ecco, in tre semplici punti, quali sono i vantaggi di questo tipo di respirazione:
  1. Respirare con la pancia permette ai polmoni di spingere il diaframma
  2. Il diaframma si estroflette e a sua volta comprime la cavità addominale
  3. L’addome compresso genera a sua volta pressione gonfiando la parete molle anteriore e esercitando una sollecitazione sulla spina dorsale, posteriormente.
In questo modo viene premuto il più lungo dei nervi craniali, cioè il nervo vago, che scorre lungo il tronco encefalico e la colonna vertebrale. Quando è sottoposto a questo tipo di coinvolgimento, il nervo vago acquieta il corpo e attiva il sistema di rilassamento fisiologico, regolando il sistema nervoso parasimpatico in modo da aumentarne l’efficienza.

Quando il nervo vago viene sollecitato, lo scenario completo di ciò che accade è il seguente:
  1. Pressione sanguigna, frequenza cardiaca e respiratoria si abbassano
  2. Il sangue viene ripulito dal lattato che aumenta la sensazione di ansia
  3. Viene rilasciato il neurotrasmettitore serotonina (il 95% del quale è depositato nella zona ventrale e viscerale del corpo), che entra in circolo e si ritrova nel cervello in una trentina di secondi.

La letteratura scientifica mostra che sono sufficienti venti minuti di respirazione diaframmatica per attivare e ossigenare la parte più consapevole ed evoluta del tuo cervello, la corteccia prefrontale.  Respiri, quindi pensi. Meglio respiri, meglio pensi. E più tranquillo sei.

La respirazione diaframmatica ottimale ha una frequenza di sei episodi al minuto, dunque un respiro ogni dieci secondi. Poiché l’inspirazione attiva il sistema nervoso simpatico o eccitatorio e l’espirazione il parasimpatico o rilassante, conviene mantenere un ritmo costante con circa quattro secondi per inspirare e sei per espirare. Un altro buon ritmo, più lento, su cui puoi allenarti è di sette secondi per l’inspirazione e undici per l’espirazione.

Se ti alleni in “tempo di pace” anche solo con una decina di minuti al giorno, in “tempo di guerra” ti sarà facile adottare questa strategia per calmarti. In altre parole: abituati a respirare con la pancia quando sei tranquillo per poi riuscirci senza difficoltà e con maggiori vantaggi anche quando sei agitato o in ansia.

sabato 23 maggio 2015

LA MINDFULNESS FUNZIONA COME UNA PSICOTERAPIA, ECCO PERCHE’.

Che la meditazione di consapevolezza, ormai protocollata a livello internazionale come mindfulness, abbia vigorosi effetti clinici è un’evidenza consolidata da centinaia di ricerche internazionali. Una delle ultime pubblicazioni, risalente al febbraio 2015, mostra come i gruppi di mindfulness abbiano la medesima efficacia della terapia cognitivo-comportamentale individuale sui pazienti con disturbi d’ansia e dell’umore. Lo studio, su 215 soggetti, è del prof. Jan Sundquist della Lund University Svedese.

Si tratta però di capire esattamente perché la mindfulness sia così efficace, cioè come funziona precisamente all’interno del cervello. David Creswell della Carnegie Mellon University – noto per aver mostrato che la meditazione allevia lo stress, e riduce il senso di solitudine negli anziani – ha sviluppato recentemente un modello che descrive l’azione della pratica sulle vie dello stress, evidenziando i correlati biologici del training di mindfulness.

Quando un soggetto è sotto stress, l’attività cerebrale nella zona prefrontale della corteccia – deputata al controllo e alla pianificazione – diminuisce, mentre l’attività dell’amigdala, dell’ipotalamo e della corteccia cingolata anteriore – zone di attivazione rapida della risposta fisiologica d’allarme – aumenta. La pratica della mindfulness inverte questo pattern sotto stress, aumentando l’attività prefrontale che, a sua volta, è in grado di regolare e spegnere la risposta d’allarme. Riducendo l’esperienza individuale di stress, la meditazione può aiutare a regolare stabilmente la risposta fisiologica e quindi a ridurre il rischio e la gravità dei disturbi stress-correlati.

I VIDEOGAME SONO UN FATTORE DI RISCHIO PER L’ALZHEIMER?

Entro i 21 anni di età chi gioca con i videogame ha speso almeno 10mila ore davanti allo schermo: un training piuttosto intenso, se consideriamo l’attività videoludica sotto il punto di vista neuropsicologico. Gli effetti di questa attività così intensa e ripetuta cominciano a essere studiati soltanto in questi ultimi anni. Una ricerca recentemente pubblicata dai team  di Gregory West (Università di Montreal) e Véronique Bohbot  (McGill University) evidenzia che il cervello dei videogamers mostra una notevole efficienza in termini di attenzione visiva, ma anche che le strategie di orientamento e scelta dei medesimi soggetti sono dettate più dai centri dopaminergici di ricompensa, detti anche centri del piacere (nucleo caudato) e meno dal sistema di memoria spaziale “ufficiale” (ippocampo). Questo significa allo stesso tempo che chi videogioca molto e a lungo sollecita maggiormente le aree cerebrali connesse alle dipendenze e alla gratificazione immediata, mentre tende a usare meno l’ippocampo, risultanza associabile a un’ipotesi di aumento di rischio di disturbi neurologici come il morbo di Alzheimer. Sui centri del piacere si è già concentrata molta della ricerca attuale: è auspicio dei team coinvolti in questo studio che prossime pubblicazioni siano specificamente rivolte all’investigazione del ruolo dell’ippocampo.

WIRED RIPRENDE LA RICERCA PERSONOLOGICA SUL BDSM.

A questo link è possibile leggere l'articolo di Ayzad con l'intervista che approfondisce i risultati della ricerca invernale condotta nel mondo del BDSM e pubblicata in esclusiva per il Venerdì di Repubblica nel mese di febbraio.