martedì 13 gennaio 2015

QUAL E' LA TECNICA DI RILASSAMENTO PIU' EFFICACE? I RISULTATI DELLA NOSTRA RICERCA.

Tra la primavera e l'autunno 2014 il team di Psymind ha realizzato una ricerca sperimentale per verificare quale, tra cinque tecniche di rilassamento, fosse la più efficace, dati psicofisiologici alla mano. La classifica finale, ponderata attraverso l'osservazione clinica, vede primeggiare il biofeedback della variabilità cardiaca. Alle sue spalle ipnosi, brainwave entrainment, mindfulness e rilassamento muscolare progressivo di Jacobson. Una sintesi delle premesse della ricerca sarà pubblicata sul primo numero 2015 di "Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale" (Erickson). Una sintesi dei risultati occuperà un capitolo del Nuovo Trattato Italiano di Ipnosi (in corso di stampa a Padova). Per una sintesi videoragionata in meno di dieci minuti, ecco un video.


martedì 9 dicembre 2014

LA MINDFULNESS RIDUCE L'USO DI OPPIOIDI PER IL DOLORE CRONICO

Un team di ricercatori dell'università dello Utah gudati da Eric Garland ha sviluppato il programma MORE (Mindfulness, Oriented Recovery Enhancement) che impiega tecniche di mindfulness su pazienti con dolore cronico e assuefazione agli oppiodi utilizzati per la relativa terapia. Il cuore dell'intervento consiste nell'aiutare le persone a recuperare significato e pienezza nella vita di tutti i giorni, riscoprendone gli aspetti piacevoli e accogliendo il proprio dolore senza considerare i farmaci come l'unica strategia di fronteggiamento possibile.
Il programma unisce in maniera funzionale le ultime ricerche disponibili in materia di dipendenza, neuroscienze, psicologia positiva e mindfulness. Lo studio che presenta MORE è stato pubblicato dal Journal of Behavioral Medicine.
I pazienti hanno partecipato a dieci settimane di training applicando tecniche mindfulness-oriented per alleviare il dolore rafforzando le emozioni positive e il senso di significato e piacevolezza della vita. In pratica gli esercizi sono una rieducazione dell'attenzione a spostarsi da ciò che pare inevitabilmente tenerla in ostaggio (pensieri cupi, sensazioni fisiche sgradevoli) a piccoli dettagli piacevoli come colori, odori e consistenza di un mazzo di fiori, per esempio. I risultati della ricerca mostrano che più il cervello dei soggetti diventa attivo nel rispondere a stimoli naturali e piacevoli, più cala la richiesta di oppioidi. In sintesi educare al piacere rende piàù tollerabile il dolore.

mercoledì 12 novembre 2014

MINDFULNESS E DISTURBI ALIMENTARI

Dal convegno organizzato dal CIICS a Torino nel novemre 2014: il concetto di mindfulness, le sue differenze rispetto all'ipnosi e il suo impiego clinico nel trattamento dei disturbi alimentari come anoressia, binge eating e bulimia


venerdì 31 ottobre 2014

LA TRISTEZZA E' L'EMOZIONE PIU' LUNGA, LA NOIA E' MOLTO RAPIDA.

La tristezza dura fino a 240 volte più a lungo della vergogna, della sorpresa, dell’irritazione e addirittura della noia. Lo hanno scoperto Philippe Verduyn e Saskia Lavrijsen dell’Università belga di Leuven. La ragione è complessa e articolata ma può essere sintetizzata in un concetto: si è tristi spesso come adattamento a eventi importanti e quindi la notevole durata della tristezza consente a chi la prova di avere il tempo necessario per adattarsi e riassestarsi dopo una perdita anche di rilievo.

La misurazione temporale dell’emozione è stata però delegata al self-report dei  233 studenti delle scuole superiori coinvolti nello studio. I partecipanti dovevano individuare tra 27 emozioni  elencate quelle che meglio si abbinavano a episodi recenti della loro vita, descrivendo poi la durata delle emozioni medesime e le strategie adottate per gestirle.  Tautologicamente i risultati confermano che accadimenti di scarso rilievo inducono emozioni di breve durata, al contrario di quanto avviene con eventi più ingombranti, cioè con implicazioni più intense per il soggetto. Quando tali implicazioni o conseguenze si manifestano scaglionate nel tempo, l’emozione di riferimento perdura.

A volte è proprio la durata a determinare un criterio di discriminazione tra le emozioni. Per esempio la colpa dura più a lungo della vergogna e l’ansia si manifesta con maggiore durevolezza della paura.
Inoltre più una persona pensa e ripensa a un evento, più allunga la durata dell’emozione correlata. In altre parole: il rimuginio mantiene intatta la sofferenza, ma può prolungare anche il piacere o la felicità.

Una curiosità sulla noia: per quanto gli eventi  che ci fanno sbadigliare sembrino non passare più, l’emozione della noia in quanto tale è tra le più rapide.

martedì 28 ottobre 2014

DEPRESSIONE: MUSICA + TERAPIA E' MEGLIO, PER I GIOVANISSIMI

Per i bambini e gli adolescenti con tendenze depressive e problemi comportamentali ed emotivi  la musicoterapia ha un’efficacia rilevante e dimostrata da una ricerca irlandese condotta da un team della Queen’s University di Belfast. Tra il 2011 e il 2014 un campione clinico di 251 ragazzi e ragazze è stato diviso in due sottogruppi: al primo è stata somministrata una psicoterapia ordinaria, al secondo la psicoterapia più la musicoterapia.  Ebbene, a schiacciante maggioranza, chi ha ricevuto anche il trattamento basato sui suoni ha ottenuto punteggi migliori in termini di innalzamento dell’autostima, riduzione della depressione, miglioramento delle abilità relazionali e comunicative. Lo studio viene indicato come il più ampio mai condotto sul tema.

domenica 26 ottobre 2014

PANICO E LUCE INTENSA, UNA CORRELAZIONE DA ESPLORARE



L'avversione alla luce intensa e' associata all'insorgere degli attacchi di panico: un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Siena ha confrontato 24 pazienti con disordine da attacchi di panico, con 33 pazienti sani. Usando un questionario sulla fotosensibilita' (Photosensitivity Assessment Questionnaire - PAQ) hanno scoperto che i pazienti soggetti ad attacchi di panico dimostravano un'avversione alta o sopra alla media ripetto alla luce intensa. Lo studio e' stato presentato durante il congresso dell'European College of Neuropsychopharmacology di Berlino. Si tratta della prima indagine specifica sulla reazione alla luce da parte di pazienti affetti da disturbo da attacchi di panico, mentre studi precedenti avevano rilevato una forte componente stagionale nell'insorgere del disturbo. Si tratta di uno studio pilota che andrà approfondito su un campione più esteso per capire, per esempio,  se la correlazione sia costante nel tempo.

venerdì 24 ottobre 2014

LA PSICOTERAPIA MODIFICA IL DNA

La psicoterapia cambia la vita. E’ il suo scopo, diciamo. E cambia la vita perché muta il modo di pensare, la gestione delle emozioni, il comportamento. Neurologicamente, modifica i pattern bioelettrici del cervello e la secrezione dei neurotrasmettitori. Tutte cose note, che rispondono a diversi livelli alla tipica domanda: “com’è possibile che parlare o fare qualche esercizio possa guarirmi?”. Ora una ricerca tedesca sostiene che la psicoterapia ha un’influenza diretta anche sul DNA.

Gli autori dello studio studio pubblicato sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics, un gruppo di scienziati tedeschi della Universitat Konstanz, hanno isolato il Dna di alcune cellule del sangue di individui con PTSD e di individui sani, usati come gruppo di controllo. All'inizio dello studio hanno misurato il livello di danno genetico sul Dna di tutto il campione e in questa fase è emerso che chi soffre di stress post-traumatico presenta più frequenti danni a carico del proprio corredo genetico suggerendo la possibilità che a livello molecolare lo stress cronico incida sul rischio tumorale di un individuo. I ricercatori si sono poi concentrati sui pazienti con PTSD dividendoli in due gruppi, uno dei quali ha intrapreso un percorso di psicoterapia, mentre l’altro non è stato coinvolto in alcun tipo di intervento terapeutico. Alla fine del percorso il Dna delle cellule sanguigne del campione di pazienti è stato nuovamente esaminato. I ricercatori hanno constatato che il ciclo di psicoterapia favorisce i naturali processi di riparazione del Dna e anche la riduzione dei danni genetici che erano stati riscontrati all'inizio dello studio.

Insomma la psicoterapia  incide non solo sul benessere psichico del paziente ma lascia una traccia “visibile” persino sui suoi geni.  Quando la parola trasforma.